ORESTE BACCOLINI curriculum lavori contatti


oreste baccolini - e ha piombo dentro la canna

oreste baccolini - e ha piombo dentro la canna

oreste baccolini - e ha piombo dentro la canna

oreste baccolini - e ha piombo dentro la canna

oreste baccolini - e ha piombo dentro la canna

oreste baccolini - e ha piombo dentro la canna

oreste baccolini - salotto degoli - palazzo dei pio

e ha piombo dentro la canna (2011)

 

 

“Ad hoc” è un’espressione latina che significa letteralmente “per questo”, si usa per indicare qualcosa concepito appositamente allo scopo, appropriato al contesto. Ad hoc è il titolo scelto dal critico d’arte Luca Panaro per un ciclo di mostre che prevedono la produzione di tre interventi di video-arte, installati a rotazione nei tre musei di Palazzo dei Pio: Museo del Palazzo, Museo della Città e Museo Monumento al Deportato. Le opere video sono realizzate per l’occasione da tre validi artisti contemporanei, traendo spunto dai principali eventi espositivi che si terranno in queste sedi da aprile 2011 a gennaio 2012. Venerdì 16 settembre ore 19, in occasione del Festival Filosofia sulla Natura, si inaugura la seconda video-installazione di questo ciclo con l’opera di Oreste Baccolini. L’intervento dell’artista è realizzato all’interno del Salotto Degoli nel Museo della Città ed è ispirato al mito di Apollo e Dafne, oltre che alla mostra “Indistinti confini. Metamorfosi e altre mutazioni” che si inaugura
contestualmente nell’appartamento nobile di Palazzo dei Pio. Partendo dalla lettura delle Metamorfosi di Ovidio, poema che raccoglie più di 250 miti greci, Oreste Baccolini isola e reinterpreta in chiave contemporanea una delle storie metamorfiche più note, quella che narra l’amore di Apollo per la bella ninfa Dafne. L’atteggiamento del dio nei confronti della vergine viene paragonato a quello di un cane da caccia che cerca di afferrare la sua preda, «l’uno è veloce per la speranza, e l’altra per il terrore»; per impedire ai due di congiungersi non rimane che la trasformazione di Dafne in albero.

 

il mito rivisitato
di Luca Panaro

L’installazione video di Oreste Baccolini si colloca all’interno del Salotto Degoli nel Museo della Città di Carpi, creando un inedito dialogo con la collezione di sculture bronzee da un lato, e con le nicchie dell’antica facciata del Palazzo dall’altro. Due schermi collocati frontalmente permettono allo spettatore di godere l’intero spazio espositivo come un’unica installazione, soffermando lo sguardo prima sul monitor dove permane una citazione tratta dalle Metamorfosi di Ovidio, poi sulla proiezione del filmato liberamente ispirato alle vicende di Apollo e Dafne. Il mito narra di una giovane ninfa che viveva serena passando il suo tempo a deliziarsi della quiete dei boschi, questa situazione fu stravolta a causa dei capricci di Eros che, per fare dispetto ad Apollo, lanciò a Dafne un dardo destinato a respingere il suo amore, mentre al dio ne scoccò un altro per far crescere in lui la passione. La freccia di piombo lanciata nel cuore di Dafne, chiarisce l’enigmatico titolo del video di Baccolini che, sempre citando Ovidio recita «E ha piombo dentro la canna». Il celebre poeta sottolinea come il giovane dio «non tollera più di perdere tempo in lusinghe, segue
con passo serrato le tracce di lei». L’opera di Baccolini restituisce fin da subito la tensione generata dalla reciproca corsa dei protagonisti, «come quando un cane gallico ha scorto una lepre in campo aperto, e correndo cerca la preda, che cerca di salvarsi - le sta addosso e spera di afferrarla da un momento all’altro, col muso proteso è addosso alle sue tracce». La camera al suolo e i rumori di fondo introducono alla fuga del cane e della lepre, «l’uno è veloce per la speranza, e l’altra per il terrore». Poi dallo stesso campo verde accarezzato dal vento, preda e predatore sbucano con nuove sembianze, meno realistiche, proiettando lo spettatore in una dimensione onirica, a volte comica, nella quale è facile scorgere citazioni agli episodi animati di “Tom e Jerry”, “Gatto Silvestro e Titti” oppure “Wile Coyote e Beep Beep”. Come nei fumetti, anche qui si assiste ad una prima fase di quiete strategica alla quale solitamente segue una corsa per il raggiungimento della parte debole, che però sfugge grazie all’astuzia. L’estenuante attesa è scandita dal continuo cambio di ambientazioni. Prima il sagrato di una chiesa, che sottolinea il risvolto moraleggiante del mito di Apollo e Dafne, interpretabile anche in chiave cristiana, come difesa della virtù della donna che sfugge alle insidie del piacere, fino alle estreme conseguenze e l’amara delusione per l’amante che ha inseguito un desiderio effimero.
Poi su un grande muro coperto di graffiti si leggono alcune frasi, fra le quali si riconosce l’espressione con cui Cartesio esprimeva la certezza indubitabile che l’uomo ha di se stesso: “Cogito ergo sum”, che significa letteralmente “Penso dunque sono”. Il pensiero e la riflessione però non sembrano appartenere in questo momento al dio Apollo che continua la sua caccia senza sosta, allontanandosi dai luoghi naturalistici per approdare verso la fine del video in un desertico parcheggio dell’Ikea. In questo luogo tipicamente contemporaneo si attualizza il mito, rendendo più evidente la valenza sessuale del desiderio finora represso dal predatore, che da un momento all’altro, spogliandosi dell’aura mitologica, manifesta l’irrefrenabile desiderio di possesso avvicinandosi alla preda. Perché «chi insegue, aiutato dalle ali d’amore, è più veloce, non dà tregua, è alle spalle della fuggitiva e le ansima sui capelli sparsi per il
collo». Nel racconto di Ovidio, così come accade nel video di Baccolini, l’atto non si consuma, la ninfa, invocando gli dei, ottiene di sfuggire alle lusinghe di Apollo trasformando il proprio corpo in tenera corteccia, i piedi in robuste radici e le braccia in rami ricchi di foglie. Dopo la metamorfosi Dafne si muta quindi in un bellissimo esemplare di Lauro (in greco appunto “Dafnos”). Nel video la metamorfosi è suggerita dallo sventolio di un drappo bianco, fra le foglie dell’albero collocato al centro del Cortile d’onore di Palazzo dei Pio. A questo punto, nella storia originale, al dio non rimane che baciare i rami dell’amata pianta e proclamare a gran voce che l’alloro sarebbe divenuto sacro al suo culto, segno di gloria da porsi sul capo dei vincitori. Ancora oggi, proprio in ricordo di Dafne, si è soliti cingere la testa di coloro che compiono imprese memorabili con una corona di alloro, come accade per i laureati. Ma nella rivisitazione contemporanea del mito proposta da Oreste Baccolini, la preda si sporca le mani con un omicidio, non si accontenta di essere scampata alla tentata violenza, ma consuma la sua vendetta decollando il temuto predatore, per poi compiacersi dell’efferato gesto rimanendo per qualche secondo immobile di fronte alla camera.